Bellissimo parco situato tra via Aretina e via Rocca Tedalda
Il parco circonda la storica villa attualmente sede del conservatorio Luigi Cherubini e offre la possibilità di piacevoli soste all'ombra dei maestosi alberi presenti. Questi, di specie diverse, sono non solo conseguenza delle più recenti piantumazioni ma anche memoria del collezionismo botanico tipico della seconda metà dell’Ottocento, matrice riscontrabile anche nel Parco del Museo Stibbert.
Tra questi alberi, uno spicca per importanza: il maestoso Cedro del Libano (Cedrus libani), albero monumentale inserito tra i monumenti di alto pregio naturalistico e storico dalla LRT 60/1998, che si contraddistingue per la sua altezza di circa 24 m e una circonferenza di circa 5,80 m.
Posto su un terreno sostanzialmente pianeggiante, il parco è impostato sullo schema del “giardino extraurbano” tipico delle ville fiorentine, con successivo adeguamento secondo la tipologia del parco all’inglese. Il segno evidente della stratificazione compositiva si ritrova nei percorsi principali: i due viali rettilinei tra loro perpendicolari e incentrati sulla villa sono figli dello schema originario, mentre il terzo viale ad andamento curvilineo è figlio della matrice romantica.
Lungo questi percorsi sono stati inseriti panchine e tavoli, percorso vita, fontanello, area cani e area giochi, quest’ultima posta in prossimità della cappella gentilizia progettata dall'architetto Giuseppe Poggi.
Nel Medioevo, l’attuale parco era la corte recintata di pertinenza di una fattoria fortificata di proprietà della famiglia Cerchi.
Successivamente sul finire del ‘400, il complesso passò alla famiglia Bartolini Salimbeni che agli inizi del ‘500 affidò l'incarico della sua ristrutturazione a Baccio d'Agnolo, il quale trasformò la corte medievale in un “giardino extraurbano”, schema tipico delle ville fiorentine dell’epoca. Furono quindi realizzati due grandi prati antistanti i prospetti principali della villa, e due viali (ancora oggi esistenti) che si diramavano lungo l’asse nord-sud con andamento perpendicolare rispetto all’edificio. Fino alla prima metà dell'Ottocento, la composizione del parco sopra descritta è sostanzialmente rispettata cosicché il nuovo percorso rettilineo perpendicolare al primo e il giardino “all’italiana” realizzato nello spazio a sud verso via Aretina (oggi non più esistente), costituivano degli arricchimenti compositivi.
Nella seconda metà dell’Ottocento, l’impianto originario del giardino fu adeguato dall’architetto Giuseppe Poggi secondo lo schema del parco all’inglese, nell’ambito del più ampio intervento di trasformazione del complesso commissionatogli dall’allora proprietaria Baronessa Favard.
L’intervento poggiano modificò la linearità del parco, organizzato rispetto ai percorsi ortogonali sopra descritti, inserendo un nuovo viale ad andamento curvilineo che intersecava quelli preesistenti e sempre a quel periodo è riconducibile il primo arricchimento del patrimonio vegetale del parco, in linea con il collezionismo botanico in voga all’epoca.
Furono infatti messe a dimora non solo numerose piante autoctone (quali querce e lecci), ma anche esemplari di gusto esotico come cedri del libano e magnolie. I viali furono bordati da olmi inframmezzati da siepi di rose. L'impianto classico del giardino antistante la villa fu mantenuto, con le sue siepi di alloro potate in forme geometriche, e ornato da una vasca circolare e vasi con piante di limone. Fu mantenuto anche il piccolo labirinto di bosso, oggi non più esistente.
Le vicende immobiliari del complesso si susseguono rapide dal 1929, anno in cui la villa fu affittata dai Conti Di Frassineto, discendenti della famiglia Favard, ad un collegio femminile americano; nel 1944 gli alleati occuparono la villa che nel dopoguerra fu concessa in uso alla Madonnina del Grappa col nome di “Villa Serena”. Dal 1981 la villa entra a far parte del patrimonio del Comune di Firenze.
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